SincroMie / i suoni del colore - Giovanna Nicodemi, 2016

La pittura di Assunta Grieco sottende una serie di ipotesi interpretative gravide di suggestioni e rimandi, è un mondo che non è solo quello della pittura ma anche esternazione su tela della propria vita, un modo di sentire l'esistente, rimarcare il legame tra temi universali: il tempo, l'amore, la morte.

Una pittura intrisa di un proprio lirismo che diviene corale, nutrita di un sentire ecumenico e senza tempo fatto di malinconia, di nostalgia, di abbandoni e ritorni, di perdita e rabbia, di sensualità e sentimento. Il suo linguaggio pittorico è fondato sui rapporti tonali fra colori luminosi, forti, intensi, quanto su impianti spaziali nettamente definiti attraverso la sintesi geometrizzante, ma non freddamente razionale, delle forme­colore. Pigmenti che parlano. Le accensioni cromatiche che lei stende in modo vigoroso sul supporto e con la tecnica che ha deciso, di volta in volta, di utilizzare, raggiungono un livello di comunicazione forte e sinergico tra i toni: emozione, energia, respiro, abbraccio, palpitazione.

Questo, il circolo virtuoso che consente alla Grieco la più ampia espressione di sé.

Ecco, che allora, i suoi dipinti diventano depositari di un nesso indissolubile tra colore e dimensione spirituale.

Ecco, che allora, il riguardante è mosso in due effetti distinti: quello fisico, in cui registra per sola azione visiva un tono piuttosto che un altro e quello psichico, in cui scatta la vibrazione spirituale, la proprietà emozionale di ciascuna tinta che diviene mezzo per raggiungere l'io interiore, per arrivare a quella dimensione incorporea nella quale alberga il sé.

Ecco, che allora, il suo fulcro d' interesse non è più lo spettro, ma solo la risposta dell'anima Colori, quelli della Grieco, che diventano “suoni interiori”. Un' effetto mirabilmente spiegato da Vasilij Kandinskij attraverso una calzante metafora musicale: il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto, l'anima è un pianoforte con molte corde.

Ed ecco che, allora, appare, innocentemente così, la sua sinfonia coloristica: la follia vitale del giallo, la solitaria meditazione del blu, l'energia consapevole del rosso, la quiete appagata del verde, il dinamismo dell'arancione, l'instabilità del viola, la durezza del marrone, il muro di silenzio assoluto del bianco, ricco, tuttavia, di potenzialità in nuce.

Un silenzio di creazione, che prelude alla nascita di altri “suoni”. E poi, il nero. Spento come una brace spenta. La nota finale dopo il frastuono, pronta, però, a dare vita a tutte le altre, a farle risaltare nell'intera composizione pittorica, ad aiutarle ad assumere la loro forma privilegiata. Lo spazio figurativo della pittrice è concepito come un campo che diviene il momento d'incontro di energie fisiche, colori, punti, linee, ma anche un' inusitato luogo dove dal valore espressivo di questi elementi deriva quello delle forme. Mi spiego. La pittura di Assunta Grieco non è riconducibile semplicemente all'astrattismo, alla sola privazione dell'egemonia della rappresentazione né, tanto meno, ad una visione esclusiva e limitante in cui il colore sia il solo mezzo idoneo per l'espressione dello spirito. Nei suoi dipinti, come nella sua mente, convive felicemente un' ossimoro artistico, una realtà che non possiede nome, una sorta di realismo astratto, simile a quello teorizzato da Gastone Biggi, nel 1949, in cui viene annullata la diarchia figurativo-astratto per costituire, infine, una nuova creatura convergente in un'unica direzione.

L'opera di Assunta Grieco è questo, una conciliazione di mondi antitetici, una coniugazione dell'impossibile dove il rapporto con la realtà rimane nella mente fondamentale e inattaccabile ma, sulla tela, viene restituito, attraverso la creazione artistica, come una visione, come un'esperienza quasi onirica, come un elemento interpretativo e non rappresentativo. Squadernare le immagini, astrarle dalle loro forme codificate è, per la pittrice, un atto di riscatto, un gesto, quasi sacerdotale, di purificazione, che le sottrae ad un mondo fin troppo ratificato in modelli stabiliti. Questa è la sua prospettiva pittorica, la sua visione della vita, partecipata ma anche sottilmente distaccata, la traccia, la sua traccia di un contatto, assiduo e profondo, con qualcosa d'altro, con una zona appartata e diversa che solo l'arte può svelare usando la sua capacità di cogliere la realtà nella sua prosa, nella sua concretezza, nella sua, a volte, dura e cruda fisicità ma, anche, nella sua destrutturata astrazione senza rinnegare mai l'immaginazione, la poesia e le emozioni. Un realismo intriso di una vena metafisica, quello della Grieco, mai disposto a recedere davanti alla vita, in quello di bello o di brutto possa manifestarsi.

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